A che età bisogna portare i bambini dal dentista per una prima visita?
Molte mamme ci pongono questa domanda, specialmente coloro che hanno avuto o hanno problemi dentari e desiderano evitare tanti disagi ai propri bambini.
In effetti non esiste una regola. In base alla nostra esperienza alcune considerazioni si possono fare.
Tutti i bambini dovrebbero essere visti da oculista, otorino, foniatra e dentista prima dell’accesso alla scuola primaria, ossia nel corso dell’ultimo anno di scuola materna. Molti bimbi , infatti, incontrano difficoltà di apprendimento per difetti misconosciuti dell’udito, della espressione verbale, della visione. Nella stessa fascia di età, ossia a cinque/sei anni, compaiono in bocca i primi denti permanenti, perciò un controllo dentistico può intercettare problematiche che possono essere di grave disturbo ai bambini, legate all’igiene orale , alla predisposizione famigliare, alla malposizione dentaria o al difetto strutturale delle ossa mascellari.
I bambini non hanno una buona manualità almeno fino a 10-12 anni, anche oltre, pertanto i genitori devono lavare loro i denti tutte le sere e passare loro il filo interdentale. Se nel corso dello spazzolamento i genitori intravedono macchie scure o discolorate sui dentini, anche se sono da latte, devono portare il piccolo a controllo. Abbiamo molti bimbi della scuola materna già sottoposti a cure dentarie per carie, addirittura a cure canalari per ascessi e granulomi. I dentini curati possono masticare correttamente e durare anni, fino alla normale età di permuta. I denti da latte che cadono prima dell’epoca corretta predispongono a problemi ortodontici a causa di migrazioni dentarie o eruzioni di denti permanenti in sedi errate.
A circa sei anni erompono i primi molari permanenti. Molti genitori li scambiano per denti da latte e non se ne curano. Il risultato è che spesso a 7-8 anni i bambini hanno già cariato denti fondamentali. Oggi si possono proteggere le superfici masticatorie dei molari appena affiorati con speciali coperture chiamate “sigillature”, che li mantengono sani per moltissimi anni, cioè finché i ragazzi acquisiscono una buona capacità di lavarsi i denti.
Molti bambini hanno infiammazioni gengivali. I genitori spesso le attribuiscono a allergie, raffreddori, influenze, tonsilliti. In realtà hanno una pessima igiene orale e nessuno li aiuta in casa a lavarsi. Tanto più piccoli impariamo a lavare i denti e le gengive, tanto più avremo la necessità di sentirci la bocca pulita e in ordine e tanto più sani saranno i nostri denti. Questa considerazione nasce da anni di esperienza con i bambini. In effetti, i nostri pazienti che hanno imparato a lavarsi bene i denti già da piccoli, tornano a controllo una volta l’anno e non hanno mai problemi ! Questo è un risultato meraviglioso perché hanno vissuto dalla loro giovinezza senza sapere cosa significa l’espressione “cure dentarie” e, verosimilmente, non ne avranno mai bisogno.
Quando i genitori vedono che i dentini dei loro figli nascono in ordine sbagliato, o non spuntano proprio, o cadono i decidui e non compaiono più i denti permanenti, è bene che li portino a visita. Quasi tutte le malposizioni dentarie nascono nella prima infanzia. Già da piccoli si può capire come si svilupperà la bocca e quando e come sarà il caso di curarla. Possono servire delle radiografie per comprendere la situazione; potrebbero esserci denti in meno o in più. Talvolta si ricorre a estrazioni “strategiche” per sbloccare denti permanenti trattenuti in profondità. L’importante è capire e osservare, anche per molti mesi, lo sviluppo della dentatura.
Infine un discorso particolare merita il comportamento in studio dentistico dei bambini, particolarmente se portatori di handicap. L’adulto che si deve curare se ne fa una ragione, si reca in ambulatorio e collabora attivamente (più o meno). Il bambino è un bambino; non possiamo pretendere che si comporti da adulto! Perciò andrebbe portato in studio da quando è ancora piccolo, quando sta benissimo, ossia non ha dolore da nessuna parte! Se è così, ridendo e scherzando, si fa visitare, scopre un mondo che non è poi così male, così nero come lo dipingono amici e parenti (brutta cosa è raccontare tutte le disavventure mediche di fronte ai bambini, che memorizzano tutto!). Viceversa, se il piccolo arriva in studio dolente, con febbricola, due notti che non dorme, tre giorni che non mangia … cosa ci possiamo aspettare da lui? Che collabori? Si aggrapperà al collo della mamma e da lì scenderà a fatica, specie per affidarsi a estranei nel momento del dolore. Se abituiamo il bambino all’ambiente, accompagnato dal parente o dall’amico che non ha paura del dentista e non gli trasferisce le sue ansie, lo lasciamo spiegare i suoi problemi, parlare con noi senza interromperlo, c’è la possibilità che diventi in breve molto collaborante e autosufficiente. Abbiamo dei bambini molto più bravi dei loro genitori! Questa è la verità.
Marzo 2016
Pastore Daniela